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Università, dopo una battaglia lunga 11 anni, il ricercatore Giambattista Scirè rientra nell'ateneo che non lo voleva
di Corrado Zunino

Il leader di Trasparenza e merito, l'associazione che contesta i concorsi dell'accademia, ha vinto: ora ha un contratto a Catania per due anni. "Non smetterò di raccontare il sistema"

PRISMA news. Torino, 5 febbraio 2022 – Ieri [01 febbraio 2022] Giambattista Scirè, l'accademico più vessato d'Italia, ha firmato al Dipartimento di Scienze umanistiche dell'Università di Catania la presa di servizio. Sarà ricercatore di Storia contemporanea, dopo undici anni di battaglie nate da un concorso cucito su misura dell'altra candidata. Meglio, Scirè ha firmato la proroga del periodo di ricerca realizzato da settembre a dicembre 2014, uno scampolo di accordo poi sommerso da sette anni di silenziosi dinieghi, celate contrapposizioni. Questa proroga vale per i prossimi ventiquattro mesi.

I fogli da firmare li ha allungati sulla scrivania la direttrice del dipartimento Marina Paino, ordinaria di Letteratura italiana, rinviata a giudizio nel processo "Università bandita" che con Scirè non c'entra, ma ad oggi è stata la scossa più forte per le abitudini concorsuali e i costumi da consorteria di un ateneo italiano.

Giambattista Scirè è uno dei molti che ha subito un torto in un concorso d'università, ma con lui, ricercatore siciliano di Vittoria, nel 2011 nasce un nuovo evo malauniversitario, quello in cui un ateneo si arroga il diritto di non rispondere ad alcuna legge che non sia quella interna: Catania non ascolterà giudici amministrativi né, per lungo tempo, corti penali. E l'abitudine farà scuola. Il Dipartimento di Scienze umanistiche, allora, fece vincere il bando di Storia contemporanea a un'architetta amica. Storia contemporanea, vincitrice un'architetta.

Agnese nel Paese dei baroni
di Carlo Bonini (coordinamento editoriale e testo), Luca Serranò e Corrado Zunino. Coordinamento multimediale di Laura Pertici. Grafiche e video di Gedi Visual , Antonio Fraschilla
21 Aprile 2021

Scirè è stato il primo a ribellarsi con un progetto, a costruire una controffensiva. E in questi undici anni ha allestito una teoria di contrasti nei confronti dell'università sua, Catania appunto, e di quella del Paese. Ricorsi al Tribunale regionale, ovviamente, e poi al Consiglio di Stato, quindi denunce penali, interviste ai giornali e alle tv, lettere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ha compreso, Scirè, che da solo contro un sistema che annullava sistematicamente ogni voce che ne metteva in discussione i concorsi non sarebbe andato lontano. Si sarebbe fermato nella sua Vittoria, provincia di Ragusa. Nell'era dei social, il ricercatore sconfitto ha alimentato il primo gruppo internet di opposizione alla maluniversità italiana: Trasparenza e merito. L'hanno fondato a Roma, il 10 novembre 2017, una dozzina di accademici maltrattati, tra loro c'era l'attuale sottosegretario alla Salute e chirurgo Pierpalo Sileri (il prossimo tre marzo potrebbe conoscere, lui, la sentenza del Tribunale di Roma sul rettore di Tor Vergata, Francesco Novelli, accusato di corruzione e di concussione in ambito universitario).

Giambattista Scirè è l'unico degli iniziatori di quell'avventura ad aver resistito all'usura del ricorso: c'è chi, appunto, ha trovato uno sbocco politico alla propria frustrazione concorsuale, chi è stato risucchiato dalla vicenda privata, chi si è semplicemente arreso, chi è scoppiato per strada. Un concorso perso perché doveva vincerlo qualcun altro, se chiedi giustizia, si trasforma in un percorso di graduale isolamento dal tuo mondo, che è pur sempre l'università, in un impegno economico gravoso, a volte soverchiante, e nella diradazione fino all'annullamento della personale attività di ricerca. Ci vuole fisico e spirito, e una famiglia dietro, per affrontare quella richiesta di giustizia.

Concorsi truccati, massoni e molestie: "Questa è la Malauniversità che ho conosciuto"
di Corrado Zunino
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Il ricercatore Scirè ha lasciato altre possibilità di lavoro, ma la lotta alla malauniversità - propria e collettiva - non l'ha mai abbandonata e così di quella Trasparenza e merito che perdeva i fondatori è diventato il motore. Oggi "Trame" può contare su una comunità di 852 associati, compreso il rettore dell'Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, un virologo come Andrea Crisanti, la costituzionalista Anna Falcone. Da associati di Trasparenza e merito sono partite inchieste penali come quella di Firenze, che ha mandato a casa il rettore Luigi Dei e un sistema di spartizione delle cattedre (e degli interventi in sala operatoria) diffuso e prevaricante. E così è accaduto per l'indagine della Statale di Milano, che ha coinvolto il rettore, Elio Franzini, e il professor Massimo Galli, volto conosciuto della narrazione Covid di queste ore.

La fatica di combattere questo mondo, la sua parte clientelare, è dimostrata dal fatto che altre associazioni con un intento più scientifico e meno denunciante - l'Osservatorio dei concorsi universitari - si sono sciolte. Troppe spese, troppo stress, a fronte di risultati difficili da ottenere, di fronte a università che negano i giudizi dei Tar e non seguono, in nome dell'autonomia, le indicazioni della magistratura ordinaria.

Da alcune stagioni, poche in verità, l'intoccabilità del barone è di nuovo messa in discussione. Agnese Rapposelli, altra iscritta di Trasparenza e merito, prima ha registrato sullo smartphone - è la tecnica di chi vuole rendere pubblico un sistema che non gradisce pubblicità - il dialogo con il suo baroncino di riferimento. Aveva provato, il baroncino, a proporle l'accordo all'Università di Chieti e Pescara: "Se non l'accetti dovrò mettermi contro di te in tutti i modi". Quindi la dottoressa Rapposelli ha accettato di diventare il soggetto di un'inchiesta sul tema, "Agnese nel Paese dei baroni". E alla fine ha costretto il Dipartimento di Economia a riconoscere che, sì, uno dei tanti concorsi vinti, vivaddio, l'aveva vinto anche per l'università: poteva provare a spendervi i suoi due anni da ricercatrice a tempo determinato.

Università, Agnese l'eterna seconda ora è assunta: "Dopo 12 anni sono entrata in ateneo senza accordi"
di Corrado Zunino
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Sostenuto all'avvocato Giuliano Gruner, anche lui studioso tradito da un concorso, ora Giambattista Scirè, 47 anni, con undici stagioni di ritardo e un danno accademico incalcolabile, entra nella sua università, Catania. Nella sede distaccata di Ragusa. Può riprendere a studiare, forse, da settembre, anche a insegnare. Dice, felice: "Mi sento come uno che ha fatto una guerra mondiale. Sono ferito, stremato, ma alla fine ho vinto". Sembra difficile che, adesso, proprio adesso che ha raggiunto il suo obiettivo, smetterà di raccontare il sistema del reclutamento italiano e dei suoi concorsi pubblici. "Vorrei fare ricerca storiografica sulla malauniversità del Paese, dall'Unità d'Italia alla nazione repubblicana. Non vorrei buttare via una battaglia lunga undici anni che mi ha garantito una conoscenza diretta del fenomeno. E, poi, devo tornare a irrobustire il mio curriculum accademico".

[Vedi anche:
Giambattista Scirè
Mala università
Privilegi baronali,
cattiva gestione,
concorsi truccati.
I casi e le storie
Chiarelettere
]


05/02/2022 - 09.49.58

fonte: la Repubblica


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