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Giuseppe Lo Bianco - Sandra Rizza
Con un contributo di Salvatore Borsellino
DepiStato
Il mistero di via D’Amelio:
tutti i buchi neri della strage
nella più clamorosa
falsificazione della Repubblica
Chiarelettere


Pianeta Libri news. Torino, 5 novembre 2019 – Per leggere questo libro ci vuole stomaco. Pagina dopo pagina, ti prende un senso di smarrimento costante, accompagnato da un disgusto che a sua volta sale costantemente. Ma non è possibile! ti dici: 27 anni di depistaggi da parte di "servitori dello Stato" e non è ancora finita. Ancora non c'è una risposta credibile ai tanti interrogativi emersi progressivamente dopo l'orrenda strage di via D'Amelio dove, la domenica del 19 luglio 1992, persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.

I depistaggi, come illustra bene il libro, iniziano da subito e questo rivelerebbe che in realtà i servizi deviati erano già informati di quanto sarebbe avvenuto. Lo dimostrano anche il pullulare di agenti segreti e carabinieri alla ricerca della famosa agenda rossa dalla quale Borsellino non si separava mai e dove annotava fatti e notizie riservati e le sue riflessioni sulle vicende oggetto delle sue indagini. Una foto ritrae il capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli mentre si allontana dall'auto con la borsa di pelle del giudice in mano. Il pm Nico Gozzo presente sulla scena rivela che "ha riportato, poi, di nuovo, la borsa nella macchina in fiamme e l'ha rilasciata dentro".

Viene segnalata anche la presenza di Bruno Contrada, uomo al vertice del Sisde cui il procuratore di Caltanissetta Gianni Tinebra affida "del tutto illegalmente, ad appena ventiquattr'ore dalla strage" lo svolgimento delle indagini. Pochi mesi dopo Contrada finirà in carcere con l'accusa di concorso in associazione mafiosa.

Grande regista dei depistaggi appare Arnaldo La Barbera, in quel tempo rampante capo della squadra mobile di Palermo. Dopo un breve trasferimento a Roma, tornerà a Palermo con l'incarico di guidare il gruppo d'indagine Falcone-Borsellino. In collaborazione col Sisde, di cui era da anni collaboratore, costruirà la falsa pista del falso pentito Scarantino. Scopo principale non sarebbe stato quello di fare carriera bensì quello di distogliere l'attenzione dai veri colpevoli della strage e dai veri mandanti. Questo è quanto sosterrà nel 2018, davanti alla commissione antimafia della Sicilia, Gioacchino Genchi, l'esperto informatico della polizia che aveva indagato con La Barbera e che nel maggio 1993 si era dissociato dai suoi metodi abbandonando l'inchiesta sulla strage.

Giovanni Paparo

Scarantino fu indotto a mentire «con particolare pervicacia e continuità, con l’elaborazione di una trama complessa che riuscì a trarre in inganno i giudici dei primi due processi».

Poiché ciò ha prodotto «uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana», è lecito «interrogarsi sulle finalità realmente perseguite dai soggetti, inseriti negli apparati dello Stato, che si resero protagonisti di tale disegno criminoso».

Sentenza Borsellino Quater, Corte d’assise di Caltanissetta, 20 aprile 2017.

La prescrizione di Scarantino è passata in giudicato.

Gli autori

Giuseppe Lo Bianco, cronista di giudiziaria da trentaquattro anni, ha lavorato al giornale «L’Ora» di Palermo e all’agenzia Ansa, ha collaborato con «L’Espresso» e oggi è corrispondente dalla Sicilia per «il Fatto Quotidiano». È autore di The Truman Boss (con Vincenzo Balli, Castelvecchi 2017) e La Repubblica delle stragi (a cura di Salvatore Borsellino, Paper First 2018), ed è tra i fondatori dell’Associazione Memoria e Futuro.Insieme a Sandra Rizza ha raccontato i retroscena dello stragismo eversivo nei libri «L’agenda rossa di Paolo Borsellino»(2007), «Profondo nero» (2009), «L’agenda nera della Seconda repubblica» (2010), «Antonio Ingroia. Io so» (2012), tutti pubblicati da Chiarelettere, e «Ombre nere» (Rizzoli 2018).

Sandra Rizza ha imparato il mestiere di giornalista negli stanzoni de «L’Ora» di Palermo, negli anni caldi della guerra di mafia, passando presto alla cronaca nera e giudiziaria. Ha collaborato con «il manifesto» e con «La Stampa», ed è stata corrispondente dalla Sicilia del settimanale «Panorama» negli anni delle stragi 1992-93. Per un decennio redattore giudiziario dell’Ansa di Palermo, oggi collabora con «il Fatto Quotidiano». Insieme a Giuseppe Lo Bianco ha raccontato i retroscena dello stragismo eversivo nei libri «L’agenda rossa di Paolo Borsellino»(2007), «Profondo nero» (2009), «L’agenda nera della Seconda repubblica» (2010), «Antonio Ingroia. Io so» (2012), tutti pubblicati da Chiarelettere, e «Ombre nere» (Rizzoli 2018).

Giuseppe Lo Bianco - Sandra Rizza
Con un contributo di Salvatore Borsellino
DepiStato
Il mistero di via D’Amelio: tutti i buchi neri della strage nella più clamorosa falsificazione della Repubblica

Chiarelettere editore, Milano. Prima edizione: giugno 2019
Collana: Principio attivo
Pagine: 256. Brossura con alette
Prezzo di copertina: € 16,50
ISBN/EAN: 9788832961676

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05/11/2019 - 12.44.54

fonte: Giovanni Paparo gpaparo@expofairs.com


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