EIMA

bimu

traduzioni e interpretariato per tutte le lingue mondiali, ovunque


English
version
fiere | servizi | Weekly | GMF | PRISMA | notizie | acquista

media kit | contattaci | chi siamo | stampa | link utili | privacy

numero totale utenti registrati: 153247

tipo di accesso: ospite | accedi | registrati

crediti mensili:
crediti giornalieri:

10
2


proponici le tue notizie

email:


Pino Corrias
Fermate il capitano Ultimo!
Il racconto dell'uomo che ha arrestato Riina
e che per vent'anni ha fatto tremare i palazzi del potere.
Fino a quando il potere si è vendicato
Chiarelettere


Pianeta Libri news. Torino, 28 ottobre 2019 – Il libro si può leggere tutto d'un fiato. La lettura è gradevole avvincente, come in un romanzo di avventure ben scritto. Ma sono storie vere quelle vissute da capitano Ultimo e dai suoi uomini, che pagano duramente le loro eroiche imprese.

Ultimo è l'uomo che ha arrestato Riina, grazie alla squadra che si è costruito e che definisce "il miglior gruppo investigativo dei carabinieri". Si riconosce, "un solo talento: organizzare la lotta e scegliere gli uomini". Lo hanno accusano di avere una squadra di carabinieri a sua immagine e somiglianza che finisce di rendersi troppo autonoma rispetto alle alte gerarchie e alle procure. Ma lui assicura: "Noi non abbiamo mai avuto nessuna autonomia, ma tutte le autorizzazioni necessarie a pedinare, intercettare, indagare. Abbiamo lavorato in profondità mentre altri non lo fanno e non abbiamo mai posto limiti all'indagine, mentre altri non lo fanno".

Leoluca Bagarella, ha rivelato un pentito ai magistrati di Palermo Gian Carlo Caselli e Robert Scarpinato, aveva messo una taglia di un miliardio di lire sulla testa di Ultimo. Lo avrebbe preferito vivo "per torturarlo, fargli confessare chi aveva traditi Riina, e poi ucciderlo con le sue mani", e Bernardo Provenzano secondo altri due pentiti aveva l'ossessione di sequestrare e uccidere Ultimo.

Nato e cresciuto a Montevarchi, in provincia di Arezzo, padre carabiniere madre casalinga, nonno pure carabiniere, Sergio De Caprio, in arte Capitano Ultimo, ha frequentato la Scuola militare Nunziatella, a Napoli, poi l'Accademia militare di Modena, poi la Scuola ufficiali di Roma, dove si trovava quando, il 3 settembre 1982, fu ucciso il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Quel giorno decise che Dalla Chiesa sarebbe stato sempre il suo comandante, il suo esempio, "quando dieci anni dopo abbiamo catturato Riina – racconta –, lo abbiamo fatto sedere sotto la fotografia del generale, era la mia promessa di giustizia che venva mantenuta".

Finita la scuola chiede di essere mandato in Sicilia. Il racconto delle prime esperienze sul campo è sintetico e coinvolgente. Palermo, poi Bageria, dove con la sua prima squadra riesce ad arrestare Puccio Vincenzo, latitante ricercato per l'omicidio del capitano Emanuele Basile. Arriva un nuovo comandante di stazione, un capitano che amava giocare a tennis e voleva convincerli che a Bageria la mafia non esisteva. Un giorno, il comandante lo rimprovera per la terza volta, in calzoncini bianchi con la moglie in gonnellina bianca stavano andando al tennis, mentre lui e i suoi tornavano da una notte di pedinamenti. Ultimo minaccia di buttarlo giù dalle scale.

Il colonnello Mario Mori, conosciuto in occasione dell'arresto di Puccio, e che sta lavorando alla creazione di quello che sarà il Ros, il Raggruppamento operativo speciale, blocca la macchina disciplinare e lo porta con sé a Palermo da dove successivamente lo invia a Milano, caserma di via Moscova, sezione Catturandi. A Milano stanno conquistando il potere le famiglie siciliane e calabresi, ma il sindaco Paolo Pillitteri, cognato di Craxi, è convinto che «al Nord la mafia non esiste».

A Milano la Sezione catturandi praticamente non esiste. Tenentino di 26 anni, forma la sua squadra prendendo "quelli che gli altri comandanti non vogliono, gli ultimi, quelli che magari stanno sepolti in archivio, oppure i ribelli in punizione". Li seleziona ad uno ad uno,Vichingo, Arciere, Aspide, Ombra, Omar, Gladio, una quindicina in tutto, e in capo a un mese, quando diventa capitano ha la squadra pronta. Dal primo incontro stabilisce una buona sintonia con la dottoressa Ilda Boccassini, con la quale nessuno voleva lavorare perché considerata un sostituto procuratore troppo duro, troppo pignolo, troppo esigente.

Il racconto degli anni a Milano, costruito da Corrias con le testimonianze di diversi protagonisti della squadra, illustra magistralmente il loro modo di operare: i successi ed anche l'errore involontario, che porta all'arresto di Daniele Barillà. "Lo interrogano a lungo, lui nega ma non convince. Ultimo propone di acquisire tutti i tabulati dell'indagato. Per i magistrati è tempo sprecato: È strato catturato in flagranza di reato e tanto basta". Verrà condannato a 18 anni, ridotti a 15 in appello, Ma i dubbi sulla sua innocenza non spariscono, una serie d'inchieste giornalistriche trasforma la storia in un caso giudiziario. Con la revisione del processo arriva la sentenza di assoluzione, dopo sette anni e mezzo di galera, e lo Stato gli riconosce un indennizzo di 4 milioni di euro per ingiusta detenzione.

Intanto a Palermo, dopo la conferma in Cassazione (30 gennaio 1992) delle condanne ottenute da Falcone e Borsellino nel maxiprocesso contro Cosa Nostra (16 dicembre 1987) arriva violenta e puntuale la vendetta dei Corleonesi. Viene ammazzato Salvo Lima, "sindaco democristiano di Palermo negli anni del sacco edilizio, il plenipotenziario di Andreotti in Sicilia. Per tanti anni i due erano stati garanti della convivenza tra il potere politico e quello mafioso, «il figlio e il padre a cui dobbiamo rompere le corna», secondo l'ordine rabbioso impartito da Totò Riina ai suoi killer". Due mesi dopo è la volta di Giovanni Falcone con la moglie e tre uomini della scorta e il 19 luglio quella di Paolo Bosellino, con cinque uomini della scorta.

A settembre, dopo alcuni sopralluoghi in Sicilia, la squadra preparata a Milano in riunioni operative col colonnello Mario Mori e il maggiore Mauro Obinu, con il compito di catturare Riina, s'imbarca a Genova con una decina di auto e il materiale tecnico. La caccia e la cattura di Riina dopo soli sei mesi, è raccontata da Corrias sempre in modo magistrale con le parole di diversi protagonisti della squadra, ed è spiegato in maniera convincente il motivo per cui, con il consenso del procuratore della Repubblica di Palermo Gian Carlo Caselli, non vennero subito perquisite le ville del comprensorio di via Bernini da dove era uscito Riina prima della cattura.

I veleni iniziano da subito, e così gli ostacoli alle attività della squadra che a Palermo e a Milano riesce ancora a segnare alcuni punti, finchè nel 2000 Ultimo ottiene il passaggio al Noe, Nucleo operativo ecologico. Arrivano anche i processi, alla base c'è il sospetto della trattativa Stato-mafia, coltivato dai magistrati della Procura di Palermo. Riina sarebbe stato "consegnato ai Carabinieri da Bernardo Provenzano, che lo brucia considerandolo un peso ormai ingestibile per il troppo sangue versato. In cambio la villa di via Bernini non può essere perquisita perché contiene documenti che devono rimanere in mano di Cosa nostra."

Il primo processo nel 2005, a 12 anni dai fatti, per favoreggiamento in relazione alla mancata perquisizione, si risolve con l'assoluzione di De Caprio e di Mario Mori «per non aver commesso il fatto» e la Procura non fa appello. Il secondo processo vede imputati Mario Mori e il suo vice MauroObinu per il mancato arresto di Bernardo Provenzano, il 31 ottobre 1995, in un casolare di Mezzojuso. Il Tribunale di Palermo "dice che l'accusa non sta in piedi, li assolve in primo grado, con sentenza confermata in appello e in Cassazione". Il terzo processo interamente dedicato alla trattativa, ipotesi di reato: minaccia a corpo politico dello Stato, si chiude con "pesanti condanne per i carabinieri che l'avrebbero condotta – Mario Mori, il generale Antonio Subranni, il colonnello Giuseppe De Donno –, per Marcello Dell'Utri (fondatore di Forza Italia), per i mafiosi Leoluca bagarella e Antonio Cinà". In Corte d’appello di Palermo è ora in corso il processo di secondo grado sulla trattativa Stato-mafia.

Ultimo, nel capitolo "Con la mafia non si tratta" si schiera nettamente contro l'indagine Stato-mafia che definisce "un'indagine sbagliata, un modo forse involontario, ma ostinato, di ridimensionare la vittoria dello Stato".

Anche attraverso i gustosi racconti dei suoi uomini, apprendiamo di alcune tra le numerosissime inchieste gestite dal colonnello De Caprio, nel frattempo divenuto vicecomandante del Noe. Inchieste che vanno dai traffici di rifiuti in tutta Italia della camorra, alle indagini su alcuni ufficiali dell'Aeronautica coinvolti in un traffico di appalti, alle "costose gentilezze dell'ex ministro dell'Interno ed ex governatore della Lombardia Bobo Maroni per la sua collaboratrice Maria Grazia Paturzo, con la quale aveva una segretissima relazione, accollata alle casse dell'Expo".

Almeno metà dei 15 anni passsati al Noe, Ultimo li ha impiegati in inchieste che ha condiviso con Henry John Woodcock, sostituto procuratore della Repubblica alla DDA di Napoli: dalla Finmeccanica, alle tangenti per la metanizzazione dei comuni del Sud in cui è coinvolta la Cpl Concordia di Modena, una delle più importanti cooperative della galassia rossa. C'è poi l'indagine sulla Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione, che coinvolge Tiziano Renzi, padre di Matteo. Una tempesta mediatica originata da alcune dichiarazioni di Lucia Musti, sostituto procuratore di Modena, rese durante un interrogatorio davanti al Csm, il 17 luglio 2017, si addensa su Ultimo, sebbene non si sia mai occupato dell'indagine Consip né di Matteo Renzi. Non valgono precisazioni e smentite di Ultimo. Né vale la successiva rimessa a fuoco degli avvenimenti da parte della dottoressa Lucia Musti davanti al procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone il 3 ottobre. A De Caprio vengono tolte le indagini, gli incarichi, gli uomini della sua squadra, e di nuovo la scorta, e viene parcheggiato al primo piano del Comando carabinieri forestali, al di là dell'ultima porta a vetri.

L'autore

Pino Corrias è giornalista e scrittore. È stato inviato speciale del quotidiano «La Stampa», e collabora al «Venerdì di Repubblica», al «Fatto Quotidiano» e al settimanale «Vanity Fair». Vive e lavora a Roma.
Ha pubblicato tra l'altro: Luoghi comuni – dal Vajont a Arcore, la geografia che ha cambiato l’Italia (Rizzoli 2006), Vita agra di un anarchico (Baldini e Castoldi 1993), Colpo grosso, con Curzio Maltese e Massimo Gramellini (Baldini e Castoldi 1994), Ghiaccio Blu (Baldini e Castoldi 1999), Vicini da morire (Mondadori 2007). Il suo romanzo Dormiremo da vecchi, pubblicato da Chiarelettere nel 2015, ha vinto il premio Ultima Frontiera “Carlo Cassola” 2016 della città di Volterra.
Ha lavorato come sceneggiatore e produttore per Mediaset (Ultimo, Distretto di polizia) e Rai (Mani pulite, Ilaria Alpi - L’ultimo viaggio, La meglio gioventù, De Gasperi, Coliandro, Catturandi), di cui è anche un dirigente.

Pino Corrias
Fermate il capitano Ultimo!
Chiarelettere editore, Milano. Quinta edizione: agosto 2019
Collana: Reverse
Pagine: 240. Brossura con alette
Prezzo di copertina: € 16,90
ISBN/EAN: 9788832961980

€ 9,99 e-book


28/10/2019 - 12.19.27

fonte: Giovanni Paparo


ricerca notizie:

fonte:

range temporale:

ordina per:

data, ora discendente

data, ora ascendente


Interfiere

FairAdvisor

I vostri hotel per le fiere di Rimini


© 2024 copyright Pianeta di Giovanni Paparo - Torino. Tutti i diritti sono riservati. La registrazione, riproduzione, copia, distribuzione o comunicazione pubblica non autorizzate costituiscono violazione del copyright. I trasgressori saranno perseguiti a norma di legge e soggetti al pagamento dei danni.