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Processare Julian Assange significa mettere sul banco degli imputati le nostre democrazie. Appello di Eleonora Evi su HuffPost


PRISMA news. Torino, 27 novembre 2021 – Lo scorso 27 ottobre è iniziata l’udienza contro la decisione di un tribunale del Regno Unito di non estradare Julian Assange negli Usa.

Non ho mai smesso di occuparmi del caso Assange, il giornalista australiano fondatore di Wikileaks, rinchiuso da due anni e mezzo in una cella di massima sicurezza a Londra solo per aver svolto il suo lavoro.

Assange ha avuto il coraggio di rendere pubblici migliaia di documenti militari secretati sulla guerra in Afghanistan, dai quali è emerso il quadro a tinte fosche di un’autentica disfatta. In particolare, il giornalista ha svelato centinaia di brutali uccisioni compiute dagli Americani ai danni della popolazione civile, persino contro chi, disarmato, cercava di prestare soccorso ai feriti. In uno di questi video, si vedono soldati statunitensi sparare persino contro bambini e giustificarsi dall’accusa di averli gravemente feriti sostenendo che “la colpa è dei genitori, che portano i bambini con loro”.

Quella che gli Americani chiamavano guerra al terrore si è trasformata, come scrive la giornalista Stefania Maurizi nel suo libro dedicato al caso Assange, una guerra per il potere, da detenere anche al prezzo di torture, uccisioni e giustizia arbitraria ai danni dei civili. [Stefania Maurizi: Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks. Prefazione di Ken Loach.
Chiarelettere
]

L’epilogo dell’occupazione statunitense in Afghanistan, con il ritorno dei Talebani e l’applicazione della Sharia, rende ancora più evidente il fallimento di una guerra lunga, ambigua e discutibile.

Il trattamento riservato a Julian Assange è una violazione palese dei diritti umani e civili. Assange versa, infatti, in uno stato di precarie condizioni di salute, impossibilitato a vedere i suoi figli da mesi, in attesa che si concluda il processo di estradizione intentato dagli Stati Uniti, dove rischia 175 anni di carcere, per capi d’accusa che si basano anche su una legge sullo spionaggio del 1917, per la prima volta usata contro un giornalista!

È grazie al coraggio di persone come lui che viene sollevato il velo sugli abusi perpetrati ai danni di persone indifese, affinché la pubblica opinione sappia la verità e agisca di conseguenza.

Condannare Assange per aver detto la verità significa avvalorare il sospetto di vivere in una società dove i principi democratici sono solo una vacua facciata.

Il diritto alla libertà di espressione ha richiesto secoli di lotte e rivendicazioni, pertanto gli abusi e gli attacchi che continuano a essere perpetrati nei confronti di giornalisti e operatori dei media, non solo in alcuni Stati europei sovranisti, ma anche negli USA, che amano definirsi emblema di libertà, non possono essere tollerati.

Da più parti nel mondo si levano voci in favore di Assange, che ne richiedono il rilascio immediato, come ha fatto Amnesty International -Italia, le associazioni U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome e Italiani per Assange, e ancora DiEM25 in Italy che, dopo aver scritto alla Commissione europea, con una petizione chiedono di sanzionare USA e UK per gli abusi perpetrati nei confronti del giornalista.

Purtroppo a oggi queste voci sono rimaste inascoltate; l’ultimo episodio, in ordine di tempo, al Parlamento europeo, dove qualche giorno fa è stato respinto un emendamento, da me fortemente sostenuto, che riaffermava la detenzione e il procedimento penale nei confronti di Julian Assange come un pericoloso precedente per i giornalisti e che pertanto chiedeva di vietare la sua estradizione negli Stati Uniti e domandava il tempestivo rilascio del giornalista, così come raccomandato dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa nella sua risoluzione del 28 gennaio 2020 sulle minacce alla libertà dei media e alla sicurezza dei giornalisti in Europa.

Reputo la bocciatura di questo emendamento vergognosa e fuori da ogni comprensibile logica, soprattutto nel luogo deputato al rispetto dei diritti, qual è il Parlamento europeo. Non possiamo farci sostenitori della libertà di espressione, ignorando quella che è una gravissima violazione non solo del diritto all’informazione, ma anche dei diritti umani. Ignorare il caso Assange significa esercitare un’azione punitiva nei confronti del giornalismo indipendente, pilastro fondamentale dell’informazione pluralistica. Ho denunciato questa scandalosa indifferenza sul caso Assange sui mezzi d’informazione, ricevendo anche l’inaspettato e commovente ringraziamento di Stella Moris, futura moglie di Assange.

Continuerò a chiederne a gran voce il rilascio, perché il processo nei suoi confronti è un processo all’intera libertà di espressione delle nostre democrazie, la cui fragilità, come risulta evidente dalla situazione di Polonia e Ungheria, è davanti agli occhi di tutti.


27/11/2021 - 10.56.27

fonte: Eleonora Evi


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