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PA: troppa confusione sullo smart working. Necessario adeguarsi ai nuovi modelli di gestione. I dati del Centro Studi Performance 4 M.A.N. Consulting. Nella foto: Roberto Castaldo

Durante il lavoro agile, Il 78% dei dipendenti usciva confuso dalle riunioni e il 67% non aveva chiara la propria mansione. Castaldo (4 M.A.N. Consulting): “Nella Pubblica Amministrazione il vero problema non è lo smart working ma l'incapacità di muoversi su modelli adeguati di gestione del personale”

Pianeta Informatica news. Torino, 3 novembre 2021 – Con l’emergenza da covid sempre più sotto controllo, l’obiettivo della Pubblica Amministrazione e di molte aziende è quello di riportare i dipendenti in ufficio, favorendo il lavoro in presenza e lasciando quello “da remoto” solo in casi particolari. Questo al fine di garantire l’erogazione dei servizi a pieno regime, come se il “lavoro agile”, in epoca pandemica, non fosse stato un valore aggiunto ma un ostacolo. Roberto Castaldo, fondatore di 4 M.A.N. Consulting, Performance Management Specialist che da oltre 20 anni guida imprenditori, manager e professionisti a migliorare i propri risultati, sottolinea però un particolare interessante: «Il vero problema riscontrato durante la pandemia non è stato lo smart working in sé ma l'incapacità della PA di muoversi su modelli di gestione del personale, trovando un giusto equilibrio tra il lavoro da remoto e quello in presenza».

L'Osservatorio Permanente sulle PMI ha condotto una ricerca sulla PA, con uno spaccato sui comuni, e il Centro Studi Performance 4 M.A.N. Consulting ha continuato l’indagine mettendo sotto la lente d’ingrandimento soprattutto la gestione delle prestazioni, attraverso lo Human Performance Protocol, ponendo dunque la persona al centro, con una verticalizzazione sulla leadership umanistica. Lo studio ha analizzato i numeri dei dipendenti pubblici italiani, 3.212.450 (dati 2020, sito Funzione Pubblica), riscontrando, per quanto riguarda lo Smart Working, un grado di insoddisfazione pari al 76%, contro una media del 54% rispetto ad altri paesi europei. «Abbiamo confuso il telelavoro con lo smart working – spiega Roberto Castaldo, ideatore di HPP - in cui competenze digitali, di organizzazione e soft skills prendono il sopravvento sulle competenze tecniche».

In Italia, il tempo medio di formazione per dipendente si aggira su 1/2 giorni, sintomo di una mancanza di attenzione all'asset più importante. A penalizzare ancora il più, il fatto che il modello di gestione delle riunioni sia ancora arcaico ed obsoleto. Il 78% delle persone intervistate ha dichiarato di essere spesso uscito dai meeting senza avere ben chiaro cosa fare, come fare e a chi spettasse farlo. L’81% sostiene che la delega si sia riferita il più delle volte alle sole attività operative, con consuetudini che sovente sostituiscono procedure chiare e lineari. Il 67% confida di non aver avuto ben chiare le proprie mansioni, ritrovandosi così, il più delle volte, a fare di tutto e sovrapponendosi con altri colleghi, con una evidente perdita di tempo e produttività. Una situazione, questa, che genera non solo caos ma che anche un costo per la collettività.

«Si stima che il costo della Burocrazia ammonti a 5,7 miliardi di euro annui. Una cifra abnorme – precisa Roberto Castaldo - che da sola fa pensare al prezzo che sosteniamo per i servizi che, paragonati alla incapacità della PA di essere produttiva ed efficiente al servizio della collettività, diventa nella mente delle persone un muro invalicabile». Alla cifra si possono sommare i 42 miliardi di euro di debiti dell'Amministrazione Pubblica verso i propri fornitori. Quasi il valore di una finanziaria. Totale: circa 100 miliardi di euro legati – stando ai dati di Milano Finanza - al cattivo funzionamento del nostro settore pubblico.

Ad aggravare il quadro, gli appalti bloccati ad aprile 2021 (dati ANCE), ben 739, per un valore di 72 miliardi di euro che si declina quasi in 1 milione di posti di lavoro in meno. In Italia, poi, ci sono circa 7904 comuni, di cui solo 140 con popolazione maggiore di 50mila abitanti. Molti piccoli comuni, dunque, hanno problemi di organico e di competenze all'interno, considerando anche l'età media molto alta e il poco turnover, con basso rendimento globale. «Human Performance Protocol è uno strumento che non serve soltanto a valutare le performance di dipendenti e collaboratori, ma anche ad individuare il loro potenziale, aiutandoli a sviluppare le proprie competenze e a individuare e assecondare le proprie attitudini. Mettendo la persona al centro di tutto il processo – chiude Roberto Castaldo - andiamo a lavorare sul time management, su come vengono impostate le relazioni, sui processi decisionali, sul contesto organizzativo e i processi di routine individuali. Noi di 4 M.A.N. Consulting, per farlo, utilizziamo dati e strumenti integrati di matematica, neuroscienze e coaching».

Ufficio stampa

Alessandro Maola
T. 3392335598
info@alessandromaola.it


03/11/2021 - 11.02.02

fonte: Alessandro Maola info@alessandromaola.it


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