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Riutilizzabile? Sì, assolutamente! In caso di cambio di sistema, fatelo correttamente: senza petrolio greggio. Nuovi sistemi riutilizzabili esclusivamente con materie prime da biomassa, CO2 e riciclaggio!
Nella foto: Michael Carus


PRISMA news. Torino, 9 agosto 2021 – La Renewable Carbon Initiative (RCI) sostiene il divieto della plastica monouso (entrato in vigore a luglio nell’UE) per una serie di applicazioni come posate, piatti o cannucce, ma anche salviette umidificate e bastoncini nettaorecchie. Il cambio di sistema, dal monouso al riutilizzabile, riduce lo spreco di risorse e il flusso di plastica nell’ambiente, dove si trasforma in microplastica. Richiede notevoli sforzi in termini di sviluppi tecnici, standardizzazione, logistica e investimenti. Tuttavia, allo stesso tempo è opportuno iniziare ad abbandonare completamente i combustibili fossili.

Michael Carus, il fondatore dell’iniziativa: “Il carbonio fossile, dal quale oggi si produce il 99% della plastica, è la causa principale dei cambiamenti climatici dovuti all’uomo in quanto genera un’emissione addizionale di CO2 nell’atmosfera. Se adesso intendiamo introdurre nuovi sistemi riutilizzabili, sostenibili e orientati al futuro per gli imballaggi e il catering, questi non dovranno essere basati sul petrolio greggio che provoca emissioni sempre crescenti di carbonio fossile nell’atmosfera. Specialmente oggi, dato che quasi tutta la plastica e molti altri materiali possono essere ottenuti anche da biomassa, CO2 e riciclaggio. Il cambio di sistema non deve avvenire sulla base del petrolio - nessuno oggi penserebbe di fare affidamento sul petrolio per un nuovo concetto di mobilità. Lo stesso dovrebbe essere per la plastica!”

Le aziende che hanno aderito alla RCI sono già in grado di offrire molte soluzioni, la cui ulteriore ottimizzazione ed espansione generale dovrebbero essere sostenute. Ad esempio i contenitori riutilizzabili del catering così come le posate e i piatti riutilizzabili possono essere già prodotti a partire dal polietilene (PE), non più derivato dal petrolio ma dalle biomasse, dalla CO2 o dal riciclaggio. Più concretamente la NESTE (Finlandia) sta già producendo PE dalla canna da zucchero, dall’olio di cucina usato mentre la LanzaTech (USA) sfrutta i gas di scarico delle acciaierie che contengono CO2, CO e idrogeno per lo stesso scopo. Numerose aziende offrono anche PE riciclabile di alta qualità.
Anche i poliesteri potranno presto essere ottenuti da fonti rinnovabili. Dal 2023 in poi l’azienda finlandese UPM produrrà MEG dal legname nella sua nuova bioraffineria in Germania; il MEG è un importante precursore dei poliesteri come PET e PEF. La Cosun Beet Company (Paesi Bassi) si sta muovendo attivamente con l’ambizione di trasformare le barbabietole da zucchero in MEG.
I polimeri ad alte prestazioni dell’azienda tedesca Covestro e dell’azienda statunitense DuPont Biomaterials, adatti per i sistemi riutilizzabili di alta qualità, possono essere prodotti anche da biomasse e CO2, almeno in una certa percentuale. L’azienda di compostaggio israeliana TripleW offre numerose soluzioni a partire dalla plastica non fossile derivata dai rifiuti organici.

Ma anche nei casi in cui non siano possibili soluzioni per la riutilizzabilità, come nel caso delle salviette umide, queste possono essere prodotte al 100% in modo biologico senza comprometterne la qualità. Questo è dimostrato, tra gli altri, dal produttore austriaco di cellulosa, Lenzing, e dal produttore tedesco Nivea, Beiersdorf, che utilizzano solo fibre vegetali per le loro salviette detergenti.

Insomma, laddove è possibile ricorrere a soluzioni riutilizzabili, queste sono assolutamente preferibili. Perciò la RCI sostiene la nuova direttiva, ma suggerisce ai legislatori di compiere un ulteriore passo: tutti i nuovi sistemi devono essere privi di carbonio fossile e si devono utilizzare esclusivamente biomasse, CO2 e riciclaggio!
A proposito, tutte le aziende citate fanno parte della Renewable Carbon Initiative e sono impegnate nella protezione del clima nel settore chimico e della plastica. Anche voi potete partecipare: www.renewable-carbon-initiative.com

Responsabile del contenuto secondo la legge tedesca sulla stampa (V.i.S.d.P.):

Dipl.-Phys. Michael Carus (Managing Director) nova-Institut GmbH, Chemiepark Knapsack, Industriestraße 300, DE-50354 Hürth (Germany)
Internet: www.nova-institute.eu – tutti i servizi e gli studi su www.bio-based.eu Email: contact@nova-institut.de Phone: +49 (0) 22 33-48 14 40

Trova tutti i comunicati stampa nova, le immagini e altro ancora (gratuitamente per la stampa) su: www.nova-institute.eu/press

A proposito di nova-institute

nova-Institute è un istituto di ricerca privato e indipendente, fondato nel 1994; nova offre ricerca e consulenza con un focus sulla transizione dell'industria chimica e dei materiali al carbonio rinnovabile: come sostituire il carbonio fossile con la biomassa, l'utilizzo diretto della CO2 e il riciclaggio. Offriamo la nostra conoscenza unica per supportare la transizione della tua attività verso un futuro neutrale dal punto di vista climatico. nova-Institute ha 40 dipendenti.

Vedi anche:

A tax on fossil carbon is more effective for a carbon border adjustment mechanism than a tax on CO2 emissions
Experts from the German nova-Institute present a tool for elegantly pricing the true cause of global warming


09/08/2021 - 11.21.07

fonte: Svenja Dahl svenja.dahl@nova-institut.de


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