EIMA

bimu

traduzioni e interpretariato per tutte le lingue mondiali, ovunque


English
version
fiere | servizi | Weekly | GMF | PRISMA | notizie | acquista

media kit | contattaci | chi siamo | stampa | link utili | privacy

numero totale utenti registrati: 153247

tipo di accesso: ospite | accedi | registrati

crediti mensili:
crediti giornalieri:

10
2


proponici le tue notizie

Madeleine Albright
con Bill Woodward
Fascismo
Un avvertimento
Traduzione di Valentina Abaterusso
Chiarelettere


Pianeta Libri news. Torino, 18 maggio 2019 – Dedicato "Alle vittime del fascismo di ieri e di oggi e a tutti coloro che combattono il fascismo negli altri e dentro di sé", questo libro di Madeleine Albright riporta riflessioni ed esperienze dirette dell'autrice su un tema tornato tristemente di attualità in diverse parti del mondo.

Tra le cause di questo ritorno la Albright indica senza mezzi termini Donald Trump. Negli Stati Uniti "in epoca moderna non era mai capitato di avere un capo di Stato con un linguaggio e una condotta in così netto contrasto con gli ideali democratici […] Per quei leader mondiali che hanno tendenze autocratiche" i suoi eccessi "sono una manna dal cielo. Al posto di arginare le forze antidemocratiche, Trump le incoraggia e le giustifica".

Fascismo. Un avvertimento è il sesto di una illuminante serie di opere, iniziata nel 2003, dove la straordinaria narrazione autobiografica dell'autrice si intreccia con le vicende di alcuni tra i più importanti autocrati del mondo.

Nata a Praga il 15 maggio 1937, aveva appena imparato a camminare quando, il 15 marzo 1939, le truppe d'assalto tedesche invasero il suo paese d'origine, l'allora Cecoslovacchia e scortarono Hitler fino al castello di Praga. Dopo dieci giorni la famiglia, che era di origine ebraica, riparò a Londra. Tornati a Praga dopo la guerra, il padre riprese la carriera diplomatica divenendo ambasciatore a Belgrado, ma a seguito del rovesciamento della democrazia da parte del Partito Comunista di Cecoslovacchia, la famiglia fu nuovamente costretta all'esilio. "L'11 novembre di quell'anno, festa dell'Armistizio, approdammo negli Stati Uniti, dove sotto lo sguardo della Statua della libertà fummo accolti come rifugiati."
Nel 1993 è nominata Ambasciatrice alle Nazioni Unite poco dopo l'insediamento di Bill Clinton, e nel 1997 è nominata Segretario di Stato con l'approvazione unanime del Senato, carica che terrà fino al 2001.

Precisato che dal suo punto di vista "il fascista è qualcuno che si identifica fortemente con una nazione o un gruppo e pretende di farsene portavoce, si disinteressa dei diritti della gente ed è disposto a usare ogni mezzo, compresa la violenza, per raggiungere i suoi scopi", con vigorose pennellate Albright ci racconta di Mussolini e di Hitler. Ci racconta di Franco e Salazar, del clima di dilagante nazionalismo che, dopo la prima guerra mondiale, aveva pervaso l'Europa, del disprezzo per classi dirigenti che apparivano corrotte e ancorate a valori di un passato ormai superato, delle Croci frecciate in Ungheria e dei loro misfatti, di Sir Oswald Mosley fondatore della Britishh Union of Fascists (Buf) nel Regno Unito. Fuori dell'Europa ci ricorda le simpatie dei leader nazionalisti indù per Mussolini, stanchi dei colonizzatori britannici e preoccupati per l'avanzata musulmana, e ci ricorda anche i vari movimenti filonazisti sorti negli Stati Uniti, dove quasi un quarto della popolazione era di origini tedesche.

Stalin, le differenze e le similitudini tra fascismo e comunismo, la guerra fredda, l'anticomunismo esasperato del senatore Joseph McCarthy, poi Slobodan Miloševic, e qui il racconto si fa più diretto, più dettagliato. "Aveva condotto la sanguinosa guerra in Bosnia senza mai smettere di proclamarsi pacifista e aveva assistito al massacro dei civili a Sarajevo continuando a sostenere che le vere vittime fossero i serbi. Un anno prima, quando lo avevo incontrato a Belgrado [in qualità di Segretario di Stato Usa], mi aveva impartito una lezione sulla storia del suo popolo. Gli avevo fatto notare che ero ben informata sull'argomento perché per un periodo avevo vissuto in Iugoslavia". Discutono ora del Kosovo, una provincia della Serbia la cui popolazione è a stragrande maggioranza di etnia albanese e di fede musulmana. "Ma Miloševic era ostinato di natura e i suoi trascorsi nel Partito comunista iugoslavo gli facevano credere che come capo di Stato, aveva i diritto di imporre la sua volontà […] Senza nessun preavviso, ordinò alle sue forze di sicurezza di entrare in Kosovo e incendiare case, arrestare giornalisti e leader politici, diffondendo il panico. Il suo scopo era quello di scacciare gli albanesi in modo che non costituissero più la maggioranza della provincia […] Come avevamo minacciato, la Nato avviò gli attacchi aerei [su Belgrado, il 24 marzo 1999] per costringere i sebi a fare marcia indietro".

"Il processo di Norimberga – afferma la Albright – aveva ratificato il principio secondo cui «obbedire alla legge» o «seguire gli ordini» non erano più giustificazioni sufficienti per discolparsi dall'aver violato le norme basilari della civiltà : Nel 1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani e, tre anni dopo, la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio posero le basi giuridiche per chiamare i governi a rispondere di tali crimini […] Durante il conflitto in Bosnia fu istituito un tribunale internazionale incaricato di giudicare i responsabili di crimini contro l'umanità. Io stessa ne fui una forte sostenitrice […] Tra gli imputati sottoposti al giudizio di quel tribunale figurava Miloševic".

Nel breve capitolo successivo Albright illustra il ruolo e le iniziative nel mondo del National Democratic Institute (Ndi), di cui nell'arco di oltre tre decenni ha ricoperto il ruolo di vicepresidente e poi di presidente, e spiega che "L'Ndi pone l'accento sul fatto che la democrazia non si riduce alla possibilità di eleggere i propri rappresentanti attraverso il voto […] Non c'è errore più comune del pensare che il vincitore di una consultazione elettorale abbia il diritto di fare tutto ciò che vuole. In una vera democrazia i leader devono provvedere in egual modo al rispetto della volontà della maggioranza e dei diritti della minoranza". Seguono considerazioni sulle falsità diffuse via web, "sono sempre più numerosi gli Stati che assoldano squadre di influencer perché inondino i siti web: la Corea del Nord, la Cina, la Russia, il Venezuela, le Filippine e la Turchia sono tra i paesi che fanno maggior uso di questa pratica subdola" e quindi il monito "dobbiamo ricordare che i despoti non manifestano quasi mai i loro propositi e che i leader che cominciano bene sovente diventano più autoritari man mano che permangono al potere".

Hugo Chavez e il suo successore Nicolás Maduro aprono la corposa rassegna dei despoti dei nostri giorni, segue il capitolo su Erdogan il Magnifico, incontrato in diverse occasioni, e quindi quello su Vladimir Putin, l'uomo del Kgb, e poi l'ungherese Orbán "camaleonte della politica", e ancora Kim Jong-il, figlio del Grande Leader Kim il-sung creatore del "regime più totalitario al mondo".
"Durante i nostri incontri prestava ascolto con pazienza e non cercava di impartirmi lezioni di storia come aveva fatto Miloševic o tendevano a fare i turchi".

Iniziato con un caustico cenno a Trump, il libro si chiude con feroci riflessioni sul personaggio, sul populismo e il fascismo. "il giorno dello sbarco in Normandia, Franklin D. Roosevelt chiese all'Onnipotente «una pace invulnerabile alle macchinazioni degli uomini indegni». Oggi, al contrario, gli occhi del presidente Trump s'illuminano ogni volta che un gradasso della politica calpesta l'opposizione, aggira le regole, ignora le critiche e usa ogni mezzo per raggiiugere il suo scopo". E ancora: "I leader di tutto il mondo osservano, prendono esempio e si imitano a vicenda. Guardano dove si dirigono gli altri, valutano cosa possono ricavarci e come fare per aumentare e perpetuare il loro potere. Seguono gli uni le orme degli altri, come fece Hitler con Mussolini; e oggi il gregge sta avanzando verso il fascismo".

Insomma un libro che mi pare valga la pena di leggere e rileggere.

Giovanni Paparo

Madeleine Albright
con Bill Woodward
Fascismo
Un avvertimento

Traduzione di Valentina Abaterusso
Chiarelettere editore, Milano. Prima edizione: gennaio 2019
Collana: Reverse
Pagine: 324. Rilegato
Prezzo di copertina: € 19,00
ISBN/EAN: 9788832961355


18/05/2019 - 09.47.32

fonte: Giovanni Paparo gpaparo@expofairs.com


ricerca notizie:

fonte:

range temporale:

ordina per:

data, ora discendente

data, ora ascendente


Interfiere

FairAdvisor

I vostri hotel per le fiere di Rimini


© 2024 copyright Pianeta di Giovanni Paparo - Torino. Tutti i diritti sono riservati. La registrazione, riproduzione, copia, distribuzione o comunicazione pubblica non autorizzate costituiscono violazione del copyright. I trasgressori saranno perseguiti a norma di legge e soggetti al pagamento dei danni.