La PEC a una svolta: da eccellenza nazionale a modello europeo di digitalizzazione
A cura di Andrea Sassetti (nella foto), Presidente AssoCertificatori e AD di Aruba PEC
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| Pianeta Informatica news. Torino, 9 aprile 2025 – La Posta Elettronica Certificata (PEC) rappresenta uno degli asset più importanti e distintivi del nostro Sistema Paese, un successo italiano in termini di tecnologia che consente comunicazioni certificate e assicura l’integrità del loro contenuto. Fin dalla sua introduzione, la PEC ha permesso lo sviluppo di un mercato rilevante e la creazione di un indotto significativo, favorendo interazioni fondamentali tra Pubblica Amministrazione, imprese e cittadini. Dalla fatturazione elettronica al processo civile telematico, la PEC ha semplificato e digitalizzato numerosi processi tradizionali, contribuendo in maniera sostanziale alla trasformazione digitale italiana. Oggi, ci troviamo davanti a un bivio cruciale: l’evoluzione dalla PEC alla PEC qualificata rappresenta una svolta storica che non può più essere rimandata.
PEC: i numeri di un modello vincente made in Italy. La PEC si è affermata come eccellenza italiana per molteplici ragioni. In primis, la sua validità legale, equiparabile a quella di una raccomandata con ricevuta di ritorno, garantisce la piena prova della spedizione, della consegna e della data e dell’ora di invio del messaggio. Tale caratteristica, insieme alla sua semplicità di utilizzo e alla capacità di assicurare l’integrità e l’autenticità dei contenuti - ha reso la PEC uno strumento imprescindibile per le comunicazioni ufficiali.
Un ulteriore vantaggio risiede nel risparmio economico che ha generato: secondo lo studio IDC “Benefici e opportunità della PEC: pilastro dei servizi digitali fiduciari del futuro”, tra il 2008 e il 2022 si sono registrati benefici economici per circa 3,5 miliardi di euro derivanti dal suo impiego in sostituzione alla tradizionale raccomandata cartacea come suo equivalente digitale. Le proiezioni per il periodo 2023-2026 stimano ulteriori benefici economici per circa 2,5 miliardi di euro, con un picco previsto nel 2026, anno in cui si prevede l’attivazione di circa 20 milioni di caselle PEC e la gestione di quasi 3,5 miliardi di messaggi certificati.
Risparmi, dunque, ma non solo economici: secondo lo stesso studio, si stima che l’utilizzo della PEC nel 2026 ridurrà significativamente gli spostamenti verso uffici postali, uffici pubblici e sedi di aziende generati dall’invio di una raccomandata tradizionale, evitando 349 milioni di chilometri di tragitti superflui, con un risparmio di 107 mila tonnellate di CO2 emesse. Lo spazio di archiviazione si ridurrà di 1,7 milioni di metri quadrati e, grazie al minore utilizzo di carta, saranno salvati oltre 70 mila alberi.
Dall’Italia all’Europa, da PEC a PEC qualificata: sfide e vantaggi. Guardando al futuro, l’evoluzione dalla PEC alla PEC qualificata si configura come un naturale passo avanti per introdurre un sistema di e-delivery qualificato interoperabile in Europa. In tale contesto, l’esperienza italiana rappresenta un modello unico: mentre altri paesi hanno adottato soluzioni che mirano a servire la propria customer base, la PEC in Italia si distingue per essere un sistema unico ed interoperabile a validità legale, in grado di garantire un livello di sicurezza e trasparenza difficile da eguagliare.
La PEC qualificata potrà fungere da traino per la creazione di un mercato unico europeo nel campo della posta elettronica certificata qualificata. In questo contesto, il nuovo regolamento eIDAS, unitamente agli atti di esecuzione attualmente in definizione, potrebbe introdurre uno standard tecnologico condiviso, in cui lo standard REM si prospetta come candidato ideale per garantire l’interoperabilità tra i vari Stati membri.
Una delle principali sfide dell’evoluzione alla PEC qualificata riguarda proprio l’interoperabilità a livello europeo. Il regolamento eIDAS aveva inizialmente definito il servizio di recapito certificato qualificato, ma senza indicare con precisione i protocolli necessari per la sua implementazione. Ciò ha portato alla diffusione di numerosi sistemi, ciascuno orientato alle esigenze specifiche dei vari provider, impedendo una comunicazione fluida tra utenti e limitando la creazione di un mercato unico.
Per superare tali ostacoli, è fondamentale stabilire specifiche e procedure comuni che favoriscano la creazione di un ecosistema digitale integrato. Gli standard ETSI, in particolare la REM-Baseline, giocano un ruolo determinante in questo processo. L’Italia ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo di questi standard, e la loro adozione su scala europea potrebbe segnare il punto di svolta per la piena interoperabilità dei servizi di recapito elettronico certificato qualificato.
L’evoluzione dalla PEC alla PEC qualificata, così come previsto dal CAD, dipende ora dall’emanazione di un DPCM, atteso da oltre due anni. I gestori PEC come Aruba hanno già avviato una strategia di migrazione per rendere il passaggio il più trasparente e immediato possibile per la propria customer base, in attesa che il Dipartimento per la Trasformazione Digitale - dopo i costruttivi confronti avvenuti con AssoCertificatori e AgID - definisca e pubblichi al più presto il provvedimento necessario.
AssoCertificatori, motore del cambiamento. In tale contesto, AssoCertificatori continuerà a portare avanti le sue proposte, quali l’integrazione dell’indirizzo di PEC qualificata nel registro INAD, l’estensione dell’utilizzo di tale registro anche ai soggetti privati, e negli elenchi quali ad esempio l’INI-PEC, oltre che la promozione della PEC qualificata a livello europeo come standard de facto di sistema interoperabile di recapito qualificato, anche in Europa. In questo senso, vanno considerati gli innumerevoli scenari in cui la PEC di fatto è il “supporto primario” necessario e non sostituibile – data la sua validità legale, come accade per le scadenze quando ci sono degli obblighi di legge.
È giunto il momento di puntare sul futuro. L’esperienza e le soluzioni già adottate e consolidate dai gestori PEC mostrano chiaramente che l’evoluzione alla PEC qualificata non solo è possibile, ma indispensabile per far evolvere questo ecosistema e allo stesso tempo sostenere l’Italia in ambito di innovazione digitale. La strada da percorrere è chiara: valorizzare l’eccellenza italiana e portare questo strumento verso un mercato unico interoperabile per abilitare la comunicazione telematica a livello transnazionale, semplificando i processi amministrativi e, soprattutto, garantendo una comunicazione digitale sicura e affidabile, in tutta Europa.
Aruba S.p.A. Aruba S.p.A. (www.aruba.it) fondata nel 1994, è il principale provider italiano di servizi cloud, data center, hosting, e-mail, registrazione domini e PEC. La società, con un capitale interamente italiano, conta 16 milioni di utenti e gestisce una vasta infrastruttura distribuita su 7 Data Center che ospita oltre 2,7 milioni di domini registrati, 9,8 milioni di caselle e-mail, 9 milioni di caselle PEC e migliaia di infrastrutture IT di clienti. Aruba PEC e Actalis sono le due Certification Authority del gruppo, accreditate presso AgID (Agenzia per l'Italia Digitale) per la fornitura di servizi qualificati. L’infrastruttura Aruba è inoltre qualificata da ACN per trattare i dati ordinari, critici e anche strategici della PA. In 30 anni di attività, Aruba ha sviluppato un'ampia esperienza nella progettazione e nella gestione di data center ad alta tecnologia, di proprietà e distribuiti su tutto il territorio italiano. Il più grande si trova a Ponte San Pietro (BG) ed è caratterizzato da infrastrutture e impianti green-by-design conformi ai più elevati standard di sicurezza del settore (Rating 4 ANSI/TIA-942, ISO 22237), a cui si aggiunge l’Hyper Cloud Data Center a Roma, che si estende in un’area di 74.000 m² presso il Tecnopolo Tiburtino e a pieno regime comprenderà 5 data center indipendenti. Aruba implementa soluzioni di efficienza energetica nei suoi data center, dimostrando il suo impegno per la sostenibilità e, inoltre, produce energia pulita attraverso impianti fotovoltaici e centrali idroelettriche. Il network delle infrastrutture si estende anche in Europa, con un data center di proprietà in Repubblica Ceca e strutture partner situate in Francia, Germania, Polonia e Regno Unito. Per ulteriori informazioni visita il sito https://www.aruba.it e i profili social Facebook, X e Linkedin.
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