AIGAB, bene avvio BDSR ma alla crociata di alcuni sindaci contro gli affitti brevi si risponda tutelando i proprietari ed i gestori professionali, con politiche pubbliche di edilizia dedicata a giovani e fuori sede e aggiornando forme contattuali ormai obsolete, come il 4+4, che deprimono le locazioni a luno termine. No a regolamenti comunali arbitrari e lesivi del diritto alla proprietà privata e alla concorrenza.
Nella foto: appartamento a Palearmo promosso da AIGAB
| | Perché le nuove complessità introdotte con la BDSR siano efficaci nella lotta al sommerso, è necessario che i Comuni a cui sono demandati i controlli si attivino per scovare coloro che promuovono online immobili senza CIN e li sanzionino. Per fare questo i controlli devono partire dallo screening dei codici sui portali, incrociando i CIN con quelli presenti nella BDSR. Diversamente, vorrebbe dire continuare a controllare chi è già in regola, rendendo inutile la burocrazia e i costi aggiuntivi delle nuove norme Pianeta Impresa news. Torino, 12 settembre 2024 – Come AIGAB riteniamo la BDSR, Banca dati nazionale che si applica a tutte le strutture ricettive dagli affitti brevi agli hotel, un passo avanti per consentire allo Stato di misurare il numero di attività produttive nel mondo ospitalità.
Non ci dispiace che ci siano un Codice nazionale e un database unico a cui fare riferimento, anche se avremmo preferito che questo sostituisse e non si affiancasse a quelli regionali.
In Italia abbiamo 20 normative regionali che continuano a definire nei dettagli (financo nel numero delle forchette consentite in un appartamento) le caratteristiche per poter mettere online una casa. E mentre i Sindaci continuano ad invocare più poteri per limitare il mercato e imputano agli affitti brevi, oltre allo spopolamento dei centri storici anche il cosiddetto overtourism e l’aumento delle tariffe, noi ribadiamo che per il bene di tutti sarebbe meglio fare sistema anziché cercare capri espiatori rispetto a criticità strutturali cristallizzate da decenni.
È sotto gli occhi di tutti la totale assenza di politiche pubbliche relative alla casa per giovani e fuori sede così come il fatto che l’affitto tradizionale con il contratto 4+4 ormai ha 40 anni e andrebbe aggiornato, come sarebbe ora di mettere mano ad un sistema di tutele per i proprietari.
È questa la sfida del futuro.
Non ci dispiace, poi, offrire alti requisiti di sicurezza agli ospiti, anche se la gestione degli estintori poteva (e potrebbe ancora, con un sussulto di buon senso) essere più semplice. Le nuove misure, tra rilevatori di fumi e di monossido ed estintori, introducono addirittura standard più elevati dell’alberghiero, visto che gli estintori sono gli stessi previsti per i luoghi di lavoro: richiedono una manutenzione semestrale, che un preposto abbia fatto un corso antincendio e tra contenuto e contenitore pesano circa 11kg. Riteniamo si tratti di requisiti che renderanno molto oneroso essere a norma, alzando ulteriormente il costo e la complessità di gestione per le famiglie italiane, senza un vero beneficio per il conduttore: perché mai l'obbligo non si estende a chi risiede in un immobile in pianta stabile?
I controlli
Perché queste complessità, che comportano un nuovo costo da sostenere per i proprietari ed un ulteriore carico di burocrazia da smarcare per i property manager, siano efficaci nella lotta al sommerso, ora è necessario che i Comuni a cui sono demandati i controlli si attivino per scovare coloro che promuovono online immobili senza CIN e li sanzionino.
Per fare questo i controlli devono partire dallo screening dei codici sui portali, incrociando i CIN con quelli presenti nella BDSR. Diversamente, vorrebbe dire continuare a controllare chi è già in regola, rendendo inutile la burocrazia e i costi aggiuntivi delle nuove norme. Già prima dell’introduzione delle ultime misure, gli affitti brevi avevano un livello di adempimenti, sicurezza e burocrazia senza pari in Europa.
Sarà anche possibile verificare il fatturato dichiarato da ogni proprietario e da ogni imprenditore, incrociando i dati rilevati dall'Agenzia delle Entrate attraverso i flussi ricevuti grazie alla DAC7 entrata in vigore a gennaio.
Crediamo che l’ulteriore passo avanti necessario sia quello di fare in modo che i portali online ricevano il CIN direttamente dalla BDSR per evitare che accada, come oggi con i codici regionali, che i furbi possano inserire nei portali dei codici fittizi potendo promuovere indisturbati i loro immobili.
Le sanzioni sono estremamente importanti ma non bastano in assenza di controlli su chi ha sempre lavorato in modo sommerso.
I requisiti
Ricordiamo che i singoli proprietari e i gestori professionali sono tenuti a richiedere una SCIA (in alcune regioni la pratica è anche costosa), esibendo stringenti requisiti di abitabilità e impianti interamente a norma (non scontato nel resto d'Europa), ottenere il codice identificativo regionale, raccogliere i dati dei conduttori per ogni soggiorno, comunicarli alla Pubblica Sicurezza mediante il portale alloggiati entro 24 ore, effettuare le comunicazioni ISTAT, pagare il canone speciale RAI (nel caso di gestore professionale in affitto e subaffitto).
Il paradosso è che spesso già oggi i requisiti per affittare a breve termine sono più elevati di quanto non siano per abitarci in modo stabile o affittare con il tradizionale 4+4. Storicamente, gli affitti brevi in Italia hanno sempre subito un livello di adempimenti e burocrazia senza pari in Europa.
No a nuove regole limitanti da parte dei Comuni, si attivi l’edilizia pubblica
È inoltre importante che il Governo affronti il tema degli affitti in generale e a livello nazionale, dando una risposta ai Sindaci di alcune città che ritengono gli affitti brevi la causa dello spopolamento dei centri storici e del caro affitti per studenti e lavoratori.
Diciamo no a regolamenti comunali arbitrari e lesivi del diritto alla proprietà privata e alla concorrenza.
Dalle nostre analisi emerge, infatti, che lo spopolamento dei centri storici dipende dal declino demografico del Paese e che anzi gli affitti brevi abbiano un impatto positivo sulla crescita del numero dei residenti dei centri storici nelle poche città a crescita demografica e in quelle in calo offrono la possibilità di affittare anche ai turisti oltre che con gli strumenti tradizionali.
Gli affitti brevi danno anche un ottimo contributo al veloce riallineamento delle tariffe perchè si muovono più velocemente (sia verso l'alto che verso il basso) degli affitti 4+4, ovviamente anticipando i trend che dipendono sempre e comunque da dinamiche demografiche e di capacità di attrazione delle città.
È fondamentale, infine, che il Governo solleciti un utilizzo efficace degli oltre 800mila immobili in mano pubblica, spesso mal gestiti proprio dai Comuni ostili agli affitti brevi: in ambito PNRR l'Italia ha l'obiettivo, e i fondi, per costruire circa 60mila posti letto in studentati pubblici che contribuiranno ad affrontare il tema degli studenti fuori sede in costante aumento.
Supportare il patrimonio immobiliare delle famiglie italiane
Vogliamo infine rilanciare le nostre proposte per un uso efficiente e sostenibile del patrimonio immobiliare delle famiglie italiane, nel rispetto del diritto di proprietà e della libertà d'impresa:
- l'istituzione di un registro di immobili di proprietà pubblica nazionale, finalizzato a capire se il patrimonio è gestito in modo efficiente, stimolando le autorità locali a mettere a reddito il patrimonio sfitto;
- modificare il desueto contratto di locazione 4+4, accorciando le tempistiche di locazione prevedendo periodi più brevi, garantendo ai proprietari tempi di sgombero in caso di morosità più veloci oppure finanziando un fondo di garanzia per supportare le famiglie bisognose;
- destinare dei fondi pubblici a sostegno degli affitti di categorie professionali fondamentali (medici, infermieri, insegnanti, forze di polizia) i cui stipendi non sono adeguati al tenore di vita delle città ad alta tensione abitativa (Milano, Firenze, Bologna). Questo fondo potrebbe essere finanziato dalla stessa imposta di soggiorno;
- concedere un credito d'imposta in caso di morosità ai proprietari di immobili a condizione che dimostrino che si sono attivati per sfrattare gli inquilini morosi. Oggi i proprietari in questa situazione pagano imposte su redditi che non percepiscono.
AIGAB
AIGAB-Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi (https://aigab.it/), si è costituita nell’ottobre 2020 su impulso degli AD delle principali aziende italiane che operano sul mercato del turismo professionale in appartamento, i cosiddetti affitti brevi. Costituiscono il board Marco Celani, AD Italianway e Presidente AIGAB, Michele Ridolfo, AD Wonderful Italy e Vicepresidente AIGAB, Francesco Zorgno, CEO CleanBnB, William Maggio, Presidente Joivy, e Rocco Lomazzi con Sweetguest, tutti Consiglieri AIGAB.
AIGAB rappresenta circa 500 operatori professionali del settore, società con migliaia di dipendenti, circa 35mila case in gestione in tutta Italia e 590milioni di euro di PIL prodotto per il Paese
APPROFONDIMENTO a cura del Centro Studi AIGAB-Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi
Numero complessivo delle case esistenti in Italia: 35milioni di abitazioni residenziali
Numero delle “seconde case non utilizzate”: 9,6milioni di abitazioni residenziali; pesano quasi il 29% del totale
Numero “seconde case inutilizzate” attualmente a reddito con affitti brevi? 640mila le case per le quali esiste un annuncio online: rappresentano l’1,8% delle case esistenti in Italia ed il 6,6% delle “seconde case inutilizzate”.
Si trovano per lo più nelle località di campagna/mare e nei borghi. Nelle grandi città circa il 15% degli immobili è vuoto.
Capacità complessiva delle case messe a reddito in Italia con gli affitti brevi 2,5milioni di posti letto, circa la metà dei posti letto nazionali.
Di chi sono le case messe a reddito in Italia con gli affitti brevi e da chi vengono gestite. Circa il 96% delle case online appartiene a proprietari singoli. Circa il 25% è gestito da operatori professionali (o property manager, figura non ancora riconosciuta e priva di specifico Codice ATECO) per conto dei proprietari. Complessivamente i gestori, professionali e non, sono circa 30mila.
Numero famiglie italiane che hanno entrata integrativa grazie ad affitti brevi Circa 600mila. Ci sono circa 30mila imprenditori e 150mila dipendenti diretti che si occupano di prenotazioni, gestione tariffe, accoglienza, manutenzioni e pulizie, oltre ad un importante indotto in termini di investimenti per ristrutturazioni e home staging (imprese di costruzioni, architetti, fornitori di arredi ecc).
Giulia Buia Giornalista professionista - Comunicazione - Ufficio Stampa Verona, Vr 37100 Il mio profilo linkedin - giulia@giuliabuia.com - +39 338 4526614 http://www.giuliabuia.com/
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